Kdenlive come GIMP: il programma di video editing include degli strumenti incredibilmente potenti per correggere i colori dei filmati trattandoli come se fossero delle semplici fotografie. Proveremo a realizzare l’effetto bleach bypass e l’effetto lomo.
Tra le figure di grande rilievo nella produzione di un film c’è il correttore dei colori. Si tratta di un mestiere ancora poco conosciuto al pubblico, perché è relativamente nuovo. Infatti, la possibilità di aggiustare i colori in post produzione è nata con il cinema digitale. Fin prima, infatti, il compito era svolto dal direttore della fotografia. Quando si lavorava con la pellicola, infatti, per modificare la resa dei colori si applicava un filtro all’obiettivo della cinepresa. Se avete mai usato le pellicole super8, ricorderete che i positivi colorati Kodak erano forniti con una indicazione piuttosto precisa sulla confezione: il modello di filtro da utilizzare durante le riprese con luci al tungsteno. Le pellicole erano infatti tarate per la luce del Sole, e se si voleva utilizzare una lampada con una temperatura di colore differente, era necessario apporre un filtro colorato all’obiettivo (molte cineprese lo avevano integrato, e lo si poteva applicare spostando una leva). Con le immagini digitali, naturalmente, la correzione del bilanciamento del bianco può essere svolta in postproduzione, prima o dopo il montaggio. C’è, però, qualcosa di più: al di là del semplice bilanciamento dei colori, con la pellicola si possono realizzare alcuni particolari effetti di colore, per dare all’immagine un tono differente da quello che avrebbe normalmente. Questi effetti venivano realizzati soprattutto in fase di sviluppo del negativo. L’esempio forse più famoso è il cosiddetto bleach bypass. Questo effetto consiste nel saltare il passaggio dello sbiancamento del negativo colorato (nel processo di sviluppo a 6 passaggi Kodak). Il risultato è una immagine con un contrasto molto elevato e colori desaturati anche se non completamente scomparsi. L’effetto è molto popolare perché conferisce drammaticità alle scene di azione od horror. Un altro effetto abbastanza famoso è il cosiddetto “lomo”, che ricorda molto le fotografie amatoriali degli anni ’70. In questo caso, i colori sono molto saturi e l’immagine è abbastanza luminosa, ma presenta una vignettatura sui bordi. Questa è dovuta al fatto che le immagini lomo vengono scattate sempre con un obiettivo grandangolare molto spinto per poter “cogliere l’attimo” senza dover perdere troppo tempo ad inquadrare il soggetto e metterlo a fuoco. Ancora oggi, l’effetto lomo è molto utile nei filmati per dare l’idea di un “ricordo di famiglia”, per fornire un tono nostalgico o malinconico ad una scena. È possibile simulare questi effetti con i filmati digitali? Certo, utilizzando Kdenlive ed una delle sue caratteristiche più incredibili: gli strumenti da fotoritocco. Tra i programmi di editing in circolazione, Kdenlive è il più avanzato non solo tra i programmi gratuiti ma anche tra quelli di fascia media per quanto riguarda la correzione dei colori. Dispone infatti di strumenti che ricordano molto GIMP: utilizzeremo le curve di colore, i livelli, e le modalità di sovrapposizione come l’overlay e la hardlight. Tenete presente che l’effetto lomo risulta migliore nelle riprese all’aperto, in una giornata di Sole molto luminosa. Invece, il bleach bypass si adatta meglio alle condizioni di poca luce, come l’interno di un edificio, la notte, oppure una giornata nuvolosa o addirittura di pioggia. Come sempre, potete vedere il video d’esempio al seguente indirizzo: https://www.youtube.com/watch?v=2T6Ch-4KKnQ
La maschera di contrasto
Le fotografie lomo avevano la caratteristica di rendere molto evidenti gli spigoli dei vari oggetti. Per ottenere digitalmente questo risultato possiamo utilizzare una “maschera di contrasto”. Molti programmi di editing ne propongono una pronta per l’uso, e fino a qualche versione fa era presente anche in Kdenlive (ora temporaneamente rimossa per conflitti con alcune dipendenze). Nel nostro tutorial vi spieghiamo, invece, come realizzare una maschera di contrasto professionale, pienamente configurabile. Questo effetto è importante perché può risultare utile anche in altri casi: fondamentalmente, ovunque sia necessario mettere l’immagine “un po’ più a fuoco”. Per esempio: se filmiamo quando c’è molta umidità nell’aria, le immagini risulteranno ricoperte da una patina opaca, leggermente sfocate. In questo caso, la maschera di contrasto ci consentirà di ottenere un filmato perfetto. Naturalmente, la “forza” della maschera di contrasto dipende dall’effetto Square blur: il valore del suo kernel non dovrà essere ne troppo basso ne troppo alto.
Una traccia a colori, l’altra in scala di grigi
Posizioniamo la stessa clip in due tracce sovrapposte
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Senza la candeggina
Eseguiamo il bleach bypass, cioè la “mancanza della candeggina”
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Le curve di colore in stile lomo
Utilizziamo lo strumento “curvature” per saturare i colori tra alte luci ed ombre
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Maschera di contrasto e vignettatura
Completiamo l’aspetto lomo dell’immagine per ricordare le pellicole anni ’70
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